Arianna Notaro
Sudan
Il Sudan è uno stato dell’Africa Nord-Orientale, confina con l’Egitto, il Mar Rosso, l’Eritrea, l’Etiopia, il Sudan del Sud, la Repubblica centrafricana, il Ciad e la Libia.
Con una popolazione stimata di 33 milioni di abitanti, il Sudan ospita più di cinquanta gruppi etnici che includono i Jamala, i Nubiani, i Beja e diversi popoli nilotici del sud. Le lingue ufficiali sono l’arabo, l’inglese e il fusha.
Ci sono notevoli differenze tra le culture del Nord e del Sud del paese. La parte Nord del Sudan è considerata uno stato arabo africano, le persone si identificano come arabe, di conseguenza la loro identità è associata alle tradizioni culturali musulmane. Tra i gruppi non arabi della parte Sud del paese i più noti sono i Nubiani, i Beja, i Fur, gli Zaghawa e i Nuba.
Il Sudan è uno dei venticinque paesi più poveri al mondo, afflitto da siccità, carestia e dal debito estero.
A causa delle influenze delle altre culture, la società sta cambiando rapidamente, di conseguenza la percezione di questa cultura può essere diversa a seconda delle persone con cui si viene a contatto.
La cultura
L’antropologo Hall (1976) include il Sudan tra le culture ad alto contesto. La comunicazione è indiretta, vengono spesso utilizzati miti e proverbi per esprimere un concetto.
Gli individui tendono ad evitare il confronto diretto con l’interlocutore e in generale i rifiuti, poiché è scortese dire “no“. Spesso per esprimere una negazione si tende a dire “sì” e poi esprimere il dissenso attraverso i gesti. Nel nord le persone rispondono spesso con la parola “Inshallah“, che in arabo significa “Se Dio vuole“; questa espressione viene usata, in modo educato, per non impegnarsi nelle situazioni. Le domande vengono generalmente formulate in modo educato e cortese, usando frasi come “Ti dispiacerebbe..“, oppure “potresti cortesemente..“.
Il linguaggio non verbale è fondamentale nella comunicazione; vengono utilizzati gesti, movimenti del corpo e del capo, volume della voce e tutti quei codici non verbali che aiutano a trasmettere il significato e facilitano la comprensione del messaggio.
Negli incontri tra due o più persone si usano titoli onorifici e altre forme di cortesia prima del nome proprio per mostrare rispetto verso l’interlocutore, come ad esempio “Magnifico”, “Sua Eccellenza”, “Signore/a”. Spesso viene usato il “voi” per rivolgersi a qualcuno con massimo rispetto.
Le modulazioni della voce
(paralinguistica)
I sudanesi utilizzano generalmente un volume di voce alto nelle situazioni informali e nei dialoghi tra amici e conoscenti, sebbene esistano variazioni nell’uso della voce, in base ad età, costituzione fisica, genere, contesto e status sociale.. Viene usato un volume leggermente più basso quando l’interlocutore è più anziano o di uno status sociale più alto.
Interrompere l’interlocutore è considerato scortese, è buona norma aspettare che finisca di parlare prima di porre qualsiasi domanda.
La percezione del tempo
(Cronemica)
Il Sudan viene considerato una società policronica, in cui gli individui hanno un’idea flessibile, non misurabile e non controllabile del tempo. La percezione del tempo è rilassata, il concetto di puntualità è relativo. Le scadenze non vengono rispettate e neppure in ambito lavorativo ci si aspetta puntualità e attenzione al tempo.
La gestione dello spazio
(prossemica)
Lo spazio interpersonale, ovvero la distanza che si ritiene opportuno tenere negli incontri interpersonali, dipende da fattori quali il genere dei partecipanti, la loro età e il loro grado di intimità. Amici dello stesso genere solitamente conversano molto vicini; tra persone di status differente o di genere diverso è buona norma mantenere una distanza di almeno un metro.
Contatto fisico
Aptica
Generalmente le persone si sentono a proprio agio nell’abbracciare e nel toccare la mano, il braccio o la spalla di amici dello stesso genere quando parlano. Il contatto fisico tra persone di genere diverso è invece molto limitato, tendenzialmente uomini e donne cercano di mantenere un’ampia distanza tra di loro.
i Movimenti del corpo
(cinesica)
il contatto visivo
Lo sguardo è generalmente indiretto, ci si aspetta che gli individui usino un contatto visivo breve ed occasionale, soprattutto se si sta conversando con una persona di genere diverso o che non si conosce abbastanza. Abbassare lo sguardo è considerato un segno di rispetto, che viene utilizzato anche verso gli anziani. Lo sguardo è diretto e mantenuto se gli interlocutori condividono un solido rapporto di amicizia o sono membri della stessa famiglia.
i saluti
I saluti ricoprono un ruolo di estrema importanza nelle relazioni, tanto da rappresentare quasi un momento ritualistico. Quando si incontra qualcuno per la prima volta il saluto più utilizzato è la stretta di mano. Le strette di mano sono molto energiche e si usa esclusivamente la mano destra. Quando un uomo saluta una donna è buona norma aspettare che sia lei a porgere la mano per prima.
La mano sinistra
Viene considerato offensivo l’uso della mano sinistra, poiché considerata una mano impura perché è usata solitamente per l’igiene personale. Si usa esclusivamente la mano destra per dare, ricevere doni, ma anche per stringere la mano, gesticolare e mangiare. È comune che i commensali si servano il cibo direttamente da una ciotola condivisa per terra al centro, usando quasi esclusivamente la mano destra al posto delle posate. Prima del pasto vengono serviti panni e acqua per il lavaggio delle mani.
I gesti emblematici
Come ogni cultura, anche quella del Sudan ha dei gesti emblematici, ovvero dei gesti che sono specifici di quella cultura e possono essere causa di fraintendimenti e incomprensioni da parte di chi non ne conosce il significato. Poiché il Sudan è un paese multiculturale, i gesti differiscono da un’etnia all’altra.
Il gesto di approvazione. La mano è aperta, il dito indice tocca il pollice fino a formare un cerchio. Questo gesto è utilizzato anche in altre culture, come ad esempio quelle occidentali, dove la sua interpretazione è quella di approvazione, “OK”.
Il gesto del pollice in su è considerato un’offesa in Sudan.
La divisione dei ruoli
Il Sudan è una società patriarcale, alle donne viene riconosciuto uno status inferiore rispetto agli uomini. Generalmente le donne si occupano delle casa, della famiglia e dell’educazione dei figli. Nelle zone rurali invece è tradizione che anche le donne lavorino nei campi per il sostentamento economico dell’intera famiglia, spesso portando con sé anche il proprio figlio legandolo ai fianchi o alla schiena con dei tessuti.
Dalla fine degli anni ‘90, ovvero quando gli islamisti presero potere in Sudan, le donne sono costrette ancor di più a battersi per riconoscere il loro ruolo nella società.
I matrimoni, nella maggior parte del paese, sono ancora organizzati dai genitori della coppia tra membri della stessa tribù e classe sociale, a volte anche tra parenti. Specialmente nelle classi più povere l’uomo deve essere economicamente autosufficiente prima di potersi sposare e offrire gioielli, vestiti, mobili e bestiame. Nelle classi medie, invece, si aspetta che la donna abbia finito il percorso di istruzione prima che si possa sposare, circa 19/20 anni, anche se nelle zone rurali le donne si sposano anche in età più giovane.
Aspetto esteriore
Religioni e credenze diverse hanno una grande influenza sull’abbigliamento degli individui. Nelle città è comune l’abbigliamento occidentale, nel nord si tende ad indossare un abbigliamento più tradizionale e conservatore. Le condizioni climatiche del paese portano gli individui a preferire abiti lunghi e larghi con tessuti leggeri e naturali. L’abbigliamento mostra lo stato, la classe sociale o l’appartenenza ad un clan, o a una tribù.
Il Jalabiya è un abito tradizionale maschile molto popolare.
Consiste in una tunica in cotone a tinta unita, ampia e lunga fino alle caviglie.
Spesso gli uomini si coprono la testa con cappelli o turbanti.
Il Thobe/Thawb è un lungo panno utilizzato dalle donne che si avvolge sopra ai vestiti e copre interamente il corpo. Realizzato in diversi tessuti come cotone, jersey, raso o altro, è generalmente colorato e può anche avere vari motivi e stampe. Tuttavia le donne più anziane optano per un Thobe dai colori neutri e privo di stampe. Questo abito serve anche a coprire la testa.
È anche comune per le donne indossare l’hijab, il velo islamico.
In alcune tribù, come gli Shilluk, viene ancora praticata l’usanza della “scarificazione” ovvero l’incisione degli strati superficiali della pelle al fine di ricreare delle “cicatrici decorative” che vengono viste come segno di coraggio negli uomini e bellezza nelle donne. Le scarificazioni sono generalmente legate a riti di passaggio e rispondono a canoni estetici ben precisi. Nelle zone a sud del Sudan le donne hanno sfregi sul corpo che rivelano il loro stato civile e il numero di figli che hanno avuto.
Durante i matrimoni o per le occasioni speciali le donne sudanesi si fanno dei tatuaggi con l’hennè nero. Le donne sposate si tatuano sia le mani sia i piedi, mentre quelle non spostate soltanto le mani. Anche gli uomini si tatuano con l’hennè nero per i matrimoni.