Egitto

Chiara Facciani

Egitto

L’Egitto è il paese più popolato del Medio Oriente, confina con il Mar Mediterraneo, la Striscia di Gaza, Israele, il Golfo di Aqaba, il Mar Rosso, il Sudan e la Libia.

La popolazione è di circa 100 milioni ed è distribuita principalmente in una striscia di terra che si estende ai due lati del Nilo. La cultura è fortemente influenzata dalla cultura araba, africana e mediterranea e le diverse regioni dell’Egitto si differenziano per usi e comportamenti.

Nella regione a Sud, “la Valle“, gli egiziani sono più conservatori e religiosi, nella regione a Nord, “il Delta“, si trovano le grandi città, caratterizzate da stili di vita più moderni. Ciò che accomuna le diverse zone dell’Egitto è la religione musulmana, praticata da circa il 95% della popolazione. La lingua ufficiale è l’arabo, nella variante egiziana, che viene insegnato nelle scuole e usato dai media.

A causa delle influenze delle altre culture la società sta cambiando rapidamente, di conseguenza la percezione di questa cultura può essere diversa a seconda delle persone con cui si viene a contatto.

La cultura

L’antropologo Hall (1976) include l’Egitto tra le culture ad alto contesto. La comunicazione è indiretta e si basa fortemente su conoscenze e significati condivisi; nell’interpretazione del discorso il contesto e il linguaggio non verbale giocano un ruolo fondamentale.

Gli egiziani fanno uso, più di altri popoli del Nord Africa, di un ricco repertorio di gesti linguisticamente e culturalmente codificati, e cioè gesti il cui significato è ben noto a tutti i parlanti e che possono essere usati anche senza essere accompagnati dalle parole.

Ragazze a Esna, Egitto
Ragazze a Esna, Egitto

Lo stile di comunicazione tende ad essere non conflittuale e ad usare un tono di voce pacato e gentile, evitando il confronto diretto con l’interlocutore. Esprimere un rifiuto può provocare disagi, perché è scortese dire “no“; di conseguenza gli individui tendono a sostituire i rifiuti con lunghi discorsi spesso ricchi di giochi di parole e battute. 

La parola “Inshallah“, che in arabo significa “Se Dio vuole“; viene usata, in modo educato, per non esprimersi esplicitamente ed evitare così confronti e situazioni di disaccordo. 

L’ospitalità, ereditata dagli antichi beduini che vivevano nel deserto, è tuttora uno dei valori chiave della cultura egiziana. Assieme alla generosità, l’ospitalità simboleggia lo stato sociale di una persona e riflette la qualità personale desiderata, indipendentemente dalla condizione economica in cui versa l’individuo.

La contrattazione è un’attività sociale che fa parte della cultura del paese e che, se non viene compresa, può essere associata ad un’invadenza o un’insistenza eccessiva. La si può osservare in qualsiasi mercato cittadino (Suk) ma il suo approccio può cambiare in base alla personalità del negoziante. In Egitto quasi tutti i prezzi di vendita sono oggetto di trattativa, dai souvenir dei negozietti alle tariffe dei tassisti. Far perder tempo ai negozianti, ad esempio perché non si è realmente interessati all’acquisto, è considerato irrispettoso.

Mercato ortofrutticolo a Hurghada, Egitto
Mercato ortofrutticolo a Hurghada, Egitto

All’inizio degli anni ‘90 c’è stata una rapida espansione del settore alberghiero, dovuta all’apertura agli investimenti privati dopo decenni di stretto controllo pubblico.

Grandi resort come Hurghada e Sharm el Sheikh sono veri e propri agglomerati indipendenti che hanno modificato la distribuzione della popolazione sul territorio. Il turismo ha un forte impatto sulla società egiziana perché crea nuovi posti di lavoro e migliora lo stile di vita del paese ma allo stesso tempo modifica profondamente la cultura e le tradizioni locali.

cultura Egiziana e italiana a confronto

Possiamo mettere a confronto la cultura egiziana e quella italiana facendo riferimento alla lente di analisi elaborata dall’antropologo e psicologo sociale Hofstede (1980, 1991, 2001, 2010), il quale ha sviluppato sei indici relativi agli atteggiamenti, ai comportamenti e alle pratiche organizzative e sociali da usare nell’analisi interculturale, riportati qui sotto (dimensioni di Hofstede).

Naturalmente, questo modello fornisce indicazioni su tendenze culturali generali, ma non è detto che all’interno di ogni cultura ogni individuo abbia le stesse propensioni.

Importanza delle gerarchie

Power Distance

Questa dimensione si riferisce alla misura in cui gli individui accettano o meno la distribuzione di potere e, di conseguenza, le disuguaglianze sociali.

L’Italia ha un valore di 50/100, l’Egitto di 70/100. Ciò indica che l’Egitto è una cultura improntata ad accettare maggiormente, rispetto all’Italia, l’ordine gerarchico della società e di conseguenza la distribuzione diseguale del potere. Le persone vengono considerate in base alla classe sociale di appartenenza, alla ricchezza e al livello di istruzione, di conseguenza mostrare il proprio status sociale è importante. Nei contesti lavorativi e formali questo valore è portato all’estremo.

Nella comunicazione si tende ad essere eccessivamente formali, usando espressioni come “Sua Eccellenza” o “Sua Altezza“, per riferirsi a persone che hanno uno status sociale o un ruolo gerarchicamente superiore.

In Egitto lavorano quasi solo gli uomini, mentre le donne, secondo la norme della cultura araba, sono tenute a svolgere mansioni domestiche, come stare a casa e curare la propria famiglia.

Sebbene la globalizzazione abbia portato importanti cambiamenti nella società egiziana, ancora oggi i cammelli possono rappresentare uno status symbol, soprattutto nelle zone più rurali del paese, dove la ricchezza si può mostrare sulla base di quanti cammelli si possiedono. Questi animali sono stati per anni al centro della vita del commercio dei beduini egiziani, erano una fonte di cibo, un valido mezzo di trasporto e il loro manto veniva usato per vestiti, tappeti e tende.

Ancora oggi la loro importanza si osserva ad esempio nelle corse o nei concorsi di bellezza dei cammelli, attività patrocinate dagli sceicchi per dimostrare il loro potere, la loro ricchezza e per preservare le antiche tradizioni degli Emirati.

Cammelli davanti alla grande piramide a Giza, Egitto
Cammelli davanti alla grande piramide a Giza, Egitto

Il sistema giudiziario egiziano riflette la distribuzione diseguale di potere del paese. Ne sono un esempio i pochi dati che vengono pubblicati relativi alle condanne e alle esecuzioni dei prigionieri, nonostante le continue manifestazioni del popolo contro il governo.

Questo viene visto come un organo poco trasparente, caratterizzato da corruzione, favoritismi e nepotismo che limitano il potere delle classi meno abbienti e delle classi medie in favore delle autorità.

Individualismo

Individualism

Questa dimensione si riferisce alla tendenza della società a dare più importanza alle azioni del singolo rispetto a quelle del gruppo. Un valore basso indica che la cultura è collettivista, un valore alto indica che la cultura è individualista.

L’Italia, con 76/100, è una società dove viene data importanza alle azioni del singolo, mentre l’Egitto, con un valore basso di 25/100, è considerato una cultura collettivista, dove gli individui danno importanza alla propria comunità, alla famiglia e agli amici e mettono sé stessi in secondo piano. Le relazioni sono costruite sulla fiducia, concetto fondamentale per stabilire legami sia nella vita privata che nel lavoro. 


Il concetto di collettivismo è strettamente correlato all’onore “Sharaf” che influenza in modo significativo gli individui, specialmente coloro che vivono nelle comunità rurali, i quali attribuiscono un comportamento onorevole alla responsabilità patriarcale. Nell’Egitto moderno il concetto di onore è inteso nel rispetto dei valori di lealtà, onestà e ospitalità.

Anche la famiglia e il senso di fratellanza sono valori fondamentali, legati ai fondamenti islamici della religione.

Famiglia egiziana
Famiglia egiziana

Competitività

Masculinity

Questa dimensione indica la misura in cui una cultura dà importanza a valori come il successo e la competitività, o piuttosto la qualità della vita e delle relazioni. Un valore alto indica che la cultura è competitiva, un valore basso indica invece che la cultura è orientata verso la solidarietà e le relazioni. L’Italia, con un valore di 70/100, è una cultura fortemente orientata al successo e alla competitività, mentre l’Egitto, con 45/100, è più improntato a valori come la qualità della vita e delle relazioni.

Sono molti gli egiziani che si spostano all’estero per migliorare la propria situazione economica, per uscire dalla loro condizione di precarietà e dall’oppressione politica del regime militare.

Al Cairo è presente una sorta di ufficio di collocamento italiano preposto a migliorare e coordinare il flusso di lavoratori interessati a lavorare in Italia.

Diversi sono gli egiziani, quasi esclusivamente uomini, che migrano in Italia in cerca di un lavoro lasciando figli e famiglia nel paese di origine. I guadagni ottenuti dal lavoro all’estero servono soprattutto a migliorare la qualità della vita dei membri della famiglia in Egitto.

Pizzaiolo egiziano che lavora in Italia
Pizzaiolo egiziano che lavora in Italia

Avversione all’incertezza

Uncertainty Avoidance

Questa dimensione indica la misura in cui i membri di una cultura si sentono minacciati dall’incertezza del futuro. Un valore basso indica che la cultura accetta l’incertezza del futuro, un valore alto indica che la cultura se ne sente minacciata.

La cultura italiana e quella egiziana hanno valori simili: la prima con 75/100, la seconda con 80/100 Tuttavia, sebbene i valori tra Italia e Egitto si somiglino, molti comportamenti sono influenzati dalla religione e trovano espressione nell’organizzazione della società.

In Italia, il comportamento degli individui è condizionato dalla presenza di leggi, regole, norme e strutture burocratiche e organizzative.

L’Egitto, influenzato dalla religione musulmana, segue una linea più conservatrice attraverso la presenza di codici di comportamento ben definiti (le preghiere, il modo di vestire, i ruoli assegnati all’uomo e alla donna) che possono essere interpretati come dei modi per “combatterel’imprevedibilità del futuro. L’Egitto è considerato una società molto legata al passato e alle tradizioni.

Uomo che chiama le persone per il Sohour in Egitto
Uomo che chiama le persone per il Sohour in Egitto

Orientamento al futuro

Long Term Orientation

Questa dimensione indica la tendenza di una società a conservare le tradizioni del passato o piuttosto a cercare il cambiamento. Le culture con un valore basso sono quelle che desiderano mantenere vive le tradizioni e le norme del passato e guardano con diffidenza al cambiamento. Le società con un valore alto sono invece quelle che hanno un approccio più pragmatico e lavorano per prepararsi ai cambiamenti del futuro.

L’Italia, con un valore di 61/100, è considerata una cultura pragmatica che sa adattarsi ai cambiamenti futuri.

L’Egitto, con un valore di 7/100, è una società normativa, in cui gli individui apprezzano le tradizioni e le norme culturali, vedendo il futuro come qualcosa di incerto.

Questo orientamento al passato si può osservare anche nella lingua egiziana che contiene molte parole dell’antico Egitto.

Indulgenza

Indulgence

Questa dimensione differenzia le culture sulla base di quanto ritengano che il soddisfacimento dei desideri degli individui sia importante, o quanto invece vada controllato.

Un valore basso indica una cultura con un alto grado di controllo, un valore alto indica invece una cultura indulgente, con un basso grado di controllo.

L’Italia ha un valore di 30/100, mentre l’Egitto di 4/100.

Ciò indica che in entrambe le culture gli individui tentano di controllare i propri desideri e impulsi ritenendo la gratificazione come un qualcosa di sbagliato.

In Egitto questa tendenza è molto più forte che in Italia. La religione islamica è una componente fondamentale della cultura egiziana e influenza le abitudini e gli atteggiamenti degli individui.

La pratica religiosa impone ad ogni musulmano dei doveri essenziali,i cinque pilastri dell’Islam“, che ogni individuo deve rispettare come ad esempio il digiuno, “sawm“, che consiste nell’astensione da cibi e bevande dall’alba al tramonto durante il mese del Ramadan.

Gli individui sono tenuti ad imparare a tenere sotto controllo i propri desideri fisici per rispettare le regole della religione islamica e superare la limitatezza della natura umana.

Hofstede, 2010, Modello delle 6 Dimensioni
Hofstede, 2010, Modello delle 6 Dimensioni

le modulazioni della voce

(paralinguistica)

In Egitto, come nella maggior parte delle culture arabe, c’è la tendenza ad usare un volume di voce che può essere percepito alto dalle culture occidentali.

Nei dialoghi il silenzio può essere interpretato negativamente e può portare a considerare maleducata la persona che lo usa. È normale interrompere il proprio interlocutore.

La percezione del tempo

(Cronemica)

L’Egitto è considerato una società policronica, in cui gli individui tendono ad avere un atteggiamento rilassato rispetto al tempo, che è considerato flessibile, non fisso. Il tempo e il futuro sono considerati variabili che non si possono controllare. Anche gli orari sono flessibili e ciò permette agli individui di cambiare spesso i piani. La puntualità non è fondamentale.

Nella sfera religiosa la puntualità ha invece un valore importante e va rispettata rigidamente. Nella religione musulmana la preghieraṣalāt” è un aspetto fondamentale della vita che scandisce la giornata e determina la percezione del tempo.

Gli orari delle preghiere cambiano a seconda della posizione del sole: la prima preghiera è quella dell’alba “ṣalāt al-ṣubḥ o al-fajr” che finisce poco prima del sorgere del sole; la seconda preghiera è quella del mezzogiorno “ṣalāt al-ẓuhr” che inizia nel momento in cui il sole incomincia la sua declinazione verso occidente e precede la terza preghiera, quella del pomeriggio “ṣalāt al-ʿaṣr“; la quarta preghiera è quella del tramonto “ṣalāt al-maghrib” e inizia quando il sole cala sotto l’orizzonte fino a quando la luce solare scompare dal cielo; infine la quinta preghiera è quella del calar del sole che finisce alla metà della notte “ṣalāt al-ʿishà“.

Anche altri aspetti della religione islamica seguono il tempo “della natura”, come per esempio il Ramadan, il mese del digiuno, che inizia e finisce in base alle fasi lunari.

Ragazzo musulmano che prega
Ragazzo musulmano che prega

La gestione dello spazio

(prossemica)

Lo spazio interpersonale, ovvero la distanza che si ritiene opportuno tenere negli incontri tra due o più persone dipende da fattori come il genere dei partecipanti, la loro età e il loro grado di intimità.

In Egitto gli individui tendono a stare molto vicini, circa 30 cm o meno, l’uno dall’altro. L’allontanamento può essere visto come un segno di distacco o indicare disagio.

Contatto fisico

Aptica

Il contatto fisico varia a seconda del genere degli interlocutori, dal contesto e dalla relazione tra le persone che interagiscono. Le persone dello stesso genere, se sono in rapporti amichevoli, tendono a stabilire frequenti contatti fisici. È considerato maleducato toccare la testa di qualcuno, anche quella di un bambino.

Tra generi diversi il contatto fisico è ridotto, specialmente nei luoghi pubblici, ad eccezione delle coppie sposate e delle persone che appartengono allo stesso nucleo familiare.

Ragazzi che si abbracciano al Cairo
Ragazzi che si abbracciano al Cairo

i Movimenti del corpo

(cinesica)

il contatto visivo

Gli egiziani tendono ad usare un contatto visivo diretto e intenso, anche se tra generi diversi si possono presentare situazioni in cui gli occhi vengono abbassati in segno di rispetto e attenzione.

Ragazzi che conversano mantenendo uno sguardo diretto
Ragazzi che conversano mantenendo uno sguardo diretto

i saluti

Il modo in cui gli individui si salutano dipende dalla classe sociale, dalla religione e dal genere dell’interlocutore. Nella cultura egiziana i saluti sono piuttosto lunghi e precedono domande relative allo stato di salute e alla famiglia.

È buona norma salutare prima la persona più anziana

Il saluto più usato è una lunga stretta di mano, con la mano destra e accompagnato da un ampio sorriso e uno sguardo diretto.
Gli uomini sono soliti aspettare che siano le donne a dare la mano per prime, se non lo fanno, per salutare in maniera educata è sufficiente fare un sorriso o chinare il capo.

I membri della famiglia si salutano abbracciandosi o baciandosi

Nei contesti formali la forma più comune per chiamare qualcuno è usare “Signora”, “Signorina”, “Dottore”, “Signore” insieme al nome o al cognome, ciò dipende dal contesto e dal rapporto tra i parlanti. Nei contesti informali gli individui si chiamano per nome e spesso il saluto avviene con un abbraccio o con una pacca sulla schiena.

La mano sinistra

Le due mani hanno funzioni ben distinte. La mano sinistra ha connotazioni negative in quanto è strettamente riservata all’igiene personale, mentre la mano destra viene usata per tutte le altre azioni come mangiare, bere, porgere qualcosa a qualcuno e salutare. 

I gesti emblematici

Come ogni cultura, anche quella egiziana ha dei gesti emblematici, ovvero dei gesti che sono specifici di quella cultura e possono essere causa di fraintendimenti e incomprensioni da parte di chi non ne conosce il significato.

Alcuni gesti egiziani possono presentarsi solamente in alcune zone dell’Egitto e il loro significato può non essere condiviso da tutti gli abitanti del paese; alcuni gesti sono comuni a molte culture del Nord Africa.

Di seguito alcuni gesti egiziani:

Gesto per chiamare qualcuno

Per chiamare qualcuno si usa il palmo della mano posizionato verso il basso con le dita che si muovono avanti e indietro.

Questo gesto può essere anche usato come minaccia se gli occhi sono spalancati e il tono della voce è alto.

Guarda questo gesto completo
https://youtu.be/U7aX28m0TDU?t=89

Il braccio teso o semi teso con la mano chiusa solo tra i polpastrelli è il gesto che viene usato per dire “aspetta per favore“, “un minuto“.

Può essere interpretato come minaccia o avvertimento se si tiene la mano vicina al mento e si guarda il soggetto con occhi minacciosi.

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https://youtu.be/U7aX28m0TDU?t=113

Gesto dire "aspetta per favore", "un minuto"
Gesto per chiedere "cosa vuoi?"

Questo gesto viene usato per chiedere “cosa vuoi?“.

Pollice e indice sono semi tesi, il resto della mano è chiusa. La mano si muove a destra e a sinistra velocemente.

Questo gesto viene usato dalle donne per esprimere estrema gioia in occasioni speciali, quali matrimoni e feste.

Un gesto che si trova quasi esclusivamente nel sud dell’Egitto e nelle zone rurali.

La mano viene posizionata sotto al naso e viene prodotto un suono detto “Zaghrouta” che è simile ad un ululato.

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https://youtu.be/xxr0moPYxng

Gesto per esprimere estrema gioia
Gesto che significa "sono al tuo servizio", "sono davvero felice di aiutarti"

Un altro gesto tipico egiziano è questo, che significa “sono al tuo servizio“, “sono davvero felice di aiutarti“.

La mano è chiusa, l’indice è teso e indica prima un occhio e poi un altro.

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https://youtu.be/iKA5oPMSanA?t=535

Il gesto che viene fatto con la mano chiusa a pugno con il pollice teso che tocca i denti superiori anteriori per poi muoversi verso l’esterno dicendo “Gilda” viene usato per indicare che una persona è avara.

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https://youtu.be/6t2RtbX9wak?t=155

Gesto per indicare che una persona è avara
Gesto usato quando non si sopporta più la situazione o una persona

Il gesto di toccarsi la punta del naso con il dito indice viene usato quando non si sopporta più la situazione o una persona.

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https://youtu.be/6t2RtbX9wak?t=180

Simile al gesto marocchino per indicare un pericolo, questo gesto nella cultura egiziana ha tutt’altro significato. Significa infatti “lascia perdere” oppure “non dare importanza a qualcosa“.

In questo gesto la mano è tesa e aperta, con i polpastrelli si tocca il lobo dell’orecchio, è indifferente se destro o sinistro, in modo repentino in avanti e indietro.

Questo gesto si può vedere anche con l’uso del dito indice e medio che seguono lo stesso movimento.

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https://youtu.be/6t2RtbX9wak?t=205

Gesto per dire "lascia perdere" oppure "non dare importanza a qualcosa"
Gesto per dire "non ce la faccio più!"

Tipico soprattutto nei bambini egiziani, questo gesto viene usato per chiedere di andare al bagno.

Significa “non ce la faccio più!“. Pollice e dito medio si toccano, come per simulare uno schiocco delle dita, il dito indice rimane teso.

La mano si muove molto velocemente dall’alto verso il basso. 

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https://youtu.be/oDhpqbCNcHQ?t=80

Posizionare i palmi della mano in linea con le spalle significa “Non lo so“.

Lo stesso gesto può avere anche altri significati, ad esempio viene usato per esprimere un giuramento, come nella frase “te lo giuro“.

Oppure viene usato quando si conclude una discussione, dicendo ad esempio “è così” quando si vuole imporre il proprio punto di vista.

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https://youtu.be/U7aX28m0TDU?t=40

Gesto per dire "Non lo so"
Gesto per dire "Un attimo" o "Piccolo"

In questo gesto la mano è ferma, il pollice è leggermente piegato e tocca il dito indice che è teso.

Questo gesto viene usato per dire “Un attimo” o “Piccolo“.

Toccarsi il petto con una mano significa “grazie“.

Se il gesto viene accompagnato anche da un abbassamento del mento trasmette vera gratitudine.

Guarda questo gesto completo
https://youtu.be/iKA5oPMSanA?t=450

Gesto per dire grazie
Gesto che significa "Sono in imbarazzo" oppure "Sono stupito!"

Mordersi il labbro inferiore significa “Sono in imbarazzo” oppure “Sono stupito!”

Durante le conversazioni si vede spesso questo gesto che significa “in generale“.

Il palmo della mano è rivolto verso il basso, con la mano è aperta e si muove velocemente con un movimento circolare.

Gesto che significa "in generale"
Gesto per mostrare fastidio verso una persona

Il gesto in cui il palmo di una mano è aperto e l’altra mano fa un il pugno chiuso e si muove con movimenti circolari sopra la mano opposta viene viene usato dagli egiziani per mostrare fastidio verso una persona.

La mano è chiusa, il dito indice, il medio e il pollice sono tesi e toccano il collo.

Questo gesto viene usato per dire “non ti sopporto” a qualcuno.

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https://youtu.be/xEZ3KEznq58?t=21

Gesto per dire "non ti sopporto" a qualcuno
Gesto che significa "sei invidioso"

Il gesto con il palmo della mano rivolto verso il viso significa “sei invidioso“.

Questo gesto viene usato per mostrare un momento di preghiera o per chiedere ascolto al proprio Dio.

In alcune zone, guardare i palmi delle mani aperte può avere anche il significato di “meno male è andata bene”.

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https://youtu.be/HGdQeUuUT3g?t=143

Gesto con il significato di "meno male è andata bene"
Gesto che viene usato dagli egiziani come minaccia: "Te ne pentirai"

Il gesto di toccarsi il mento con le dita della mano è molto popolare e ha un significato ben preciso, viene infatti usato come una minaccia: “Te ne pentirai“.

Guarda questo gesto completo
https://youtu.be/iKA5oPMSanA?t=387

Questo è un altro gesto che viene usato dagli egiziani come minaccia.

La mano è aperta, le dita sono tese mentre l’indice e il pollice si toccano con i polpastrelli fino a formare un cerchio.

La mano si muove rapidamente con piccoli movimenti dall’alto al basso.

Guarda questo gesto completo
https://youtu.be/U7aX28m0TDU?t=167

Gesto che viene usato dagli egiziani come minaccia
Gesto può essere interpretato come minaccia

Anche il dito indice teso e con un movimento rapido in avanti e indietro, se posizionato vicino al viso di chi sta parlando, può essere interpretato come minaccia.

Questo gesto, senza movimento e se accompagnato dal parlato, significa “lo giuro“.

Aspetto esteriore

Nella cultura egiziana l’abbigliamento ricopre un ruolo centrale perché indica lo status sociale degli individui fornendo informazioni sul mestiere e sulla provenienza. Inoltre, poiché l’ Egitto è un paese musulmano e conservatore, le persone tendono ad essere molto attente e rispettose riguardo ciò che indossano. Il codice di abbigliamento cambia da zona a zona.

Nelle località turistiche, ad esempio Sharm El Sheik, Hurghada, Sinai l’abbigliamento è molto più flessibile e aperto; nelle città è invece bene mantenere un abbigliamento più conservatore.

Gli uomini tengono a vestirsi con abbigliamento occidentale, pantaloni lunghi e maglie a maniche lunghe. L’abbigliamento delle donne è più conservatore, abiti lunghi e morbidi sono preferiti a vestiti attillati e scollature.

Gli abiti tipici sono: il Djelleba, il Kaftan, la Kamis, la Gandora, il Tackchita.

Djellaba

Il Djellaba è un abito tradizionale unisex che ha uno stile tipicamente orientale, si tratta infatti di una tunica ampia con cappuccio lunga fino ai piedi, che viene indossata da tutti, giovani, anziani, uomini, donne, sia in città e/o in zone rurali. 

Il Djellaba simboleggia la fedeltà e la tradizione, viene usato spesso nelle cerimonie e cambia nella forma e nel colore a seconda della tradizione di chi la indossa.

Ad esempio se è di colore marrone indica lo stato di celibato.

Nella versione estiva il Djellaba prende il nome di Gandora, un abito lungo con maniche corte e senza cappuccio.

Il Kaftan e il Takchita sono abiti lunghi, indossati esclusivamente dalle donne in occasioni speciali, che si possono trovare in molti colori e con diverse decorazioni.

Kaftan e il Takchita
Abaya

Alcuni accessori tipici della cultura marocchina sono l’Abaya, ovvero un mantello di colore scuro che viene indossato dalle donne nei luoghi pubblici per coprire tutto il corpo eccetto testa, piedi e mani.

L’Abaya e il velo rappresentano l’onore, la dignità, la castità, la purezza e l’integrità.

Il Tahruyt è un velo ricamato che viene indossato dalle donne che vivono nelle comunità più rurali.

Il Tarbouche o meglio conosciuto come Fez è invece il copricapo maschile, che fa anche parte di alcune divise ufficiali.

Tahruyt
Tarbouche

Esistono differenti tipologie di velo che vengono usate dalle donne musulmane come copricapo e sono: l’Hijab, il Chador, il Niqab e il Burqa.

Hijab

L’Hijab, il più diffuso e anche il più conosciuto in occidente, è un velo che copre il capo, il collo e le orecchie e lascia scoperto il volto e le spalle.

In diverse fantasie, colori e tessuti, viene indossato come protezione e copertura, è strettamente legato alla fede e alla cultura.

Il Chador, simile a l’Hijab, ha un velo più lungo che passa sopra alla testa, al collo e scivolando sulle spalle copre tutto il corpo.

Il Chador non copre il volto e viene usato nei luoghi pubblici.

Chador

Il Niqab e il Burqa vengono indossati dalle generazioni più anziane.

Niqab

Il Niqab lascia scoperti solo gli occhi, coprendo il capo e il resto del viso.

Mentre il Burqa nasconde tutto, dal corpo al viso, compresi gli occhi che vengono coperti con un tessuto forato.

Burqa