Chiara Facciani, Arianna Notaro
Africa subsahariana
Per Africa Subsahariana si intende la parte del continente africano situata a sud del deserto del Sahara. L’area geografica comprende 48 nazioni, tra cui: Sudan, Uganda, Eritrea, Somalia, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone.
Per secoli queste zone sono state colonizzate dalle nazioni europee che hanno “costruito” un’immagine dell’Africa subsahariana come regione povera, arretrata e affetta da conflitti per giustificare lo sfruttamento coloniale che hanno portato avanti per lungo tempo. Questo sfruttamento ha portato uno squilibrio sia in termini economici che culturali, sociali e politici, rendendo estremamente difficile l’integrazione degli stati africani nell’economia postindustriale globale.
Nonostante la colonizzazione europea sia finita, ad oggi molti paesi emergenti hanno un particolare interesse per l’Africa subsahariana che continua ad essere vista come una zona da poter sfruttare per la presenza di risorse naturali e di manodopera.
La suddivisione in “tribù” e l’industria poco sviluppata sono solo alcuni degli elementi che hanno portato alla creazione di pregiudizi sull’arretratezza delle popolazioni africane alle quali ancora oggi viene attribuita una organizzazione sociale, politica ed economica elementare.
A causa delle influenze delle altre culture, gli stati dell’Africa Subsahariana stanno cambiando rapidamente, di conseguenza la percezione di queste culture può essere diversa a seconda delle persone con cui si viene a contatto.
La cultura
Le culture dell’Africa Subsahariana sono classificate dall’antropologo Hall (1976) tra le culture ad alto contesto.
Nell’interpretazione dei messaggi, gli individui fanno molto affidamento a codici condivisi come gesti e movimenti del corpo.
La comunicazione è indiretta e basata sul contesto e sulla relazione tra i parlanti. Nella comunicazione, gli atteggiamenti, i valori e i comportamenti sono necessari per comprendere il messaggio.
Le lingue
Culla di circa un terzo delle lingue del mondo, nell’Africa Subsahariana si parlano almeno 75 lingue differenti. Oltre alle lingue autoctone si parlano le lingue coloniali delle grandi potenze che hanno invaso il continente, come l’arabo, il francese e l’inglese.
Tra le lingue autoctone la più parlata è lo Swahili, conosciuta come lingua “bantu“, e che deriva da una commistione con altre lingue tra cui l’arabo. “Hakuna Matata” e “Simba” sono due parole swahili divenute note perché usate nel cartone animato “Il Re Leone” di Disney che tradotte significano “non preoccuparti” e “leone“.
L’Amarico è considerato la seconda lingua semitica più parlata al mondo dopo l’arabo ed è una delle lingue principali parlate in Etiopia.
In Africa Occidentale una delle lingue più parlate è lo Yoruba; adottato come prima lingua ufficiale da più paesi, con varianti anche molto diverse, viene parlato soprattutto in Nigeria, Benin e Togo.
Altre lingue autoctone sono l’Oromo, parlato soprattutto in Etiopia; l’Hausa parlato soprattutto nei paesi centrali come Niger, Nigeria, Sudan, Togo, Ghana e Camerun; l’Igbo in Nigeria e in Camerun; il Shona in Zimbabwe; la lingua Fula parlata principalmente in Benin, Camerun, Mali e Senegal.
cultura dell’africa subsahariana e italiana a confronto
Sebbene atteggiamenti, comportamenti e pratiche organizzative e sociali siano differenti nelle culture subsahariane, esistono degli elementi che sono comuni ai vari paesi.
Possiamo confrontare questi elementi culturali dell’Africa subsahariana con la cultura italiana facendo riferimento alla scala di valori espressi da Hofstede (1980, 1991, 2001, 2010), un antropologo e psicologo sociale che ha sviluppato un modello a sei dimensioni per analizzare le caratteristiche principali di ogni cultura.
Va specificato che questo modello fornisce delle indicazioni su tendenze culturali generali, ma all’interno di ogni cultura ogni individuo ha delle caratteristiche proprie e uniche.
Poiché non sono disponibili i valori relativi ad ogni cultura dell’Africa riportiamo qui la media dei valori di Burkina Faso, Ghana, Nigeria e Senegal.
Importanza delle gerarchie
Power Distance
Questa dimensione si riferisce alla misura in cui gli individui accettano o meno la distribuzione di potere e, di conseguenza, le disuguaglianze. L’Italia ha un valore di 50/100, mentre il valore medio per l’Africa subsahariana è 75/100.
Ciò mostra come le culture di questa parte dell’Africa accettino maggiormente le diseguaglianze sociali rispetto all’Italia.
Nelle società gerarchiche gli individui riconoscono il proprio posto e il potere è centralizzato nelle mani di pochi; c’è la tendenza a credere in un ordine gerarchico dei ruoli.
Quando si incontra qualcuno per la prima volta, ci si informa sul lavoro e sul titolo di studio così da potercisi rivolgere alla persona con appellativi quali “Ingegnere”, “Direttore”, “Professore” ecc.
Le disuguaglianze sociali sono tra le principali cause di instabilità politica e di insicurezza del paese. Sebbene negli ultimi anni alcuni degli stati africani si siano attivati verso scelte più democratiche, ad oggi l’operato dei leader politici subisce ancora le influenze di un passato instabile, dovuto principalmente al colonialismo.
La figura del leader politico, a tutti i livelli, dal leader di partito al sindaco di una città, è centrale nella società dell’Africa Subsahariana.
Si parla infatti di politica della “leadership” in cui il leader è solitamente una figura anziana che viene quasi venerata e rispettata come un patriarca. Lo stesso si può dire per le relazioni familiari, che sono guidate dalla gerarchia e dall’anzianità, poiché si ritiene che l’età conferisca saggezza.
Individualismo
Individualism
Questa dimensione si riferisce alla tendenza di una società a dare più importanza alle azioni del singolo rispetto a quelle del gruppo. Un valore basso indica che la cultura è collettivista, un valore alto invece indica che la cultura è individualista.
L’Italia con un valore di 78/100 è considerata una cultura individualista, centrata “sull’io”, mentre le culture dell’Africa subsahariana, con un valore medio di 21/100, sono ritenute delle culture collettiviste, che tendono a enfatizzare l’identità di gruppo più che del singolo, dando molta importanza alle opinioni e ai giudizi degli altri.
In questo tipo di società la vita ruota intorno all’appartenenza ai gruppi e il comportamento del singolo influisce sull’intero gruppo.
Nelle zone più rurali, le tribù rappresentano una delle forme più importanti di organizzazione della società. Per esempio, i terreni sono di proprietà della tribù piuttosto che dei singoli individui. Le persone vivono in grandi famiglie allargate, spesso sotto lo stesso tetto.
Competitività
Masculinity
Questa dimensione indica la misura in cui una cultura dà importanza a valori come il successo e la competitività, o piuttosto la qualità della vita e delle relazioni.
Un valore alto indica che la cultura è competitiva, un valore basso indica che la cultura è orientata verso la solidarietà e le relazioni.
L’Italia, con 70/100, è una cultura fortemente orientata al successo e all’assertività, d’altro lato invece le culture dell’Africa subsahariana, con un valore medio di 48/100, presentano caratteristiche sia di competitività che di solidarietà in quasi pari misura.
Avversione all’incertezza
Uncertainty Avoidance
Questa dimensione indica la misura in cui i membri di una cultura si sentono minacciati dall’incertezza del futuro. Un valore basso indica che la cultura accetta l’incertezza del futuro, un valore alto indica che la cultura se ne sente minacciata.
L’Italia, con 75/100, è una società che cerca di evitare l’incertezza e l’ambiguità del futuro pianificando le attività a venire e promuovendo la stabilità, le regole e le norme sociali.
Le culture dell’Africa subsahariana, invece, con un valore medio di 57/100, mostrano una maggiore propensione ad accettare l’incertezza del futuro, sono più inclini a correre rischi e generalmente adottano un atteggiamento più rilassato, in cui la pratica vale più dei principi.
Orientamento al futuro
Long Term Orientation
Questa dimensione indica la tendenza di una società a conservare le tradizioni del passato o piuttosto a cercare il cambiamento. Le culture con un valore basso in questa dimensione sono quelle che desiderano mantenere vive le tradizioni e le norme del passato e guardano con diffidenza al cambiamento.
Le società con un valore alto sono invece quelle che hanno un approccio più pragmatico e lavorano per prepararsi ai cambiamenti del futuro. L’Italia, con 61/100, è considerata una cultura pragmatica che tende ad adattarsi al cambiamento.
Le culture dell’Africa subsahariana, con un valore medio di 17/100, hanno un grande rispetto per le tradizioni, per l’organizzazione sociale, la lingua, gli atteggiamenti, le credenze e i valori.
Gli individui apprezzano i valori quali la famiglia, la lealtà e il rispetto, credono nel mantenere vive le tradizioni e le norme culturali e sono sospettosi dei cambiamenti sociali.
Ad esempio in Mali la Grande Moschea di Djenné viene restaurata dalla popolazione della città ogni anno.
Indulgenza
Indulgence
Questa dimensione differenzia le culture sulla base di quanto ritengano che il soddisfacimento dei desideri degli individui sia importante, o quanto invece vada controllato.
Un valore basso indica che la cultura ha un alto grado di controllo, un valore alto indica che la cultura è indulgente, ritiene che i desideri degli individui vadano soddisfatti.
L’Italia ha un valore di 30/100, è quindi una società caratterizzata da un forte controllo delle norme sociali sugli individui, che non si sentono liberi di soddisfare i propri desideri. Per l’Africa subsahariana non è possibile fare una media tra i valori delle varie culture, in quanto sono estremamente differenti da paese a paese. Ad esempio, in Nigeria, con un valore di 84/100, e in Ghana, con un valore di 72/100, le persone sono portate alla soddisfazione dei propri bisogni, impulsi e desideri.
Gli individui hanno un atteggiamento positivo e tendono ad essere ottimisti. Dall’altro lato, il Burkina Faso con un valore di 18/100 è una società in cui gli individui controllano i propri desideri, sono limitati da norme sociali e sentono che indulgere su se stessi è in qualche modo sbagliato.
La percezione del tempo
(Cronemica)
La maggior parte delle culture dell’Africa subsahariana è policronica, il tempo viene percepito come ciclico, la puntualità non è una priorità e il futuro è visto come qualcosa di incerto, programmabile giorno per giorno.
È considerato accettabile arrivare in ritardo ad un appuntamento, soprattutto negli incontri informali.