Chiara Facciani
Kosovo
Il Kosovo è uno stato dell’Europa Orientale che confina con la Serbia, la Macedonia del Nord, il Montenegro e l’Albania. Il paese si è dichiarato indipendente nel 2008, dopo essere stato per decenni una regione autonoma della Serbia e dopo anni di violenta guerra civile. Sebbene lo stato del Kosovo sia stato riconosciuto da 74 paesi nel mondo, tra cui molti dell’Unione Europea, diverse nazioni, come la Russia, la Cina, l’India e il Brasile, continuano a non riconoscerlo come stato indipendente.
La popolazione è costituita da sei gruppi etnici, rappresentati dalle sei stelle bianche sulla bandiera nazionale. Gli albanesi sono il 92,9% della totalità degli abitanti, seguono i bosgnacchi (1,6%), i serbi (1,5%) e il restante 4% è composto da rom, gorani (una minoranza slava musulmana) e turchi.
Le lingue ufficiali sono l’albanese, parlato su tutto il territorio nazionale, e il serbo, parlato principalmente dalla minoranza serba che vive vicino al confine con la Serbia.
Tra le altre lingue ci sono il turco, il bosniaco e il croato.
La maggior parte della popolazione pratica l’islam, seguendo il rito sunnito. La costruzione di moschee finanziate dalla Turchia e dall’Arabia Saudita è in continuo aumento in tutto il paese. Una parte della popolazione segue anche il cristianesimo ortodosso e il cattolicesimo.
A causa delle influenze delle altre culture, la società sta cambiando rapidamente, di conseguenza la percezione di questa cultura può essere diversa a seconda delle persone con cui si viene a contatto.
La cultura
La cultura kosovara è poco conosciuta e spesso viene associata alla cultura albanese e a quella serba, con cui infatti ci sono molte somiglianze culturali. Tuttavia, a causa degli eventi storici che hanno portato il paese ad essere indipendente, accomunare la cultura kosovara a quella serba o albanese potrebbe offendere i kosovari.
La storia del Kosovo è molto complessa e caratterizzata da decenni di violenta guerra civile. Dopo la prima guerra balcanica il Kosovo entrò a far parte della Serbia (e quindi della Jugoslavia), Tito diede al paese lo statuto di regione autonoma e una nuova costituzione, in modo da controllare e ridurre il potere della Serbia.
Ciò creò ulteriori contrasti tra Kosovo e Serbia e quest’ultima decise di non riconoscere l’autonomia del Kosovo e iniziare un processo di “serbizzazione” delle istituzioni kosovare. In risposta, in Kosovo fu costituito uno stato albanese parallelo e fu proclamata la Repubblica del Kosovo. Gli scontri proseguirono per anni e inclusero anche l’intervento della NATO. Nel 2008 venne dichiarata l’indipendenza.
Lo stile di comunicazione dei kosovari è diretto con persone con cui esiste un rapporto di intimità come, per esempio, familiari e amici.
I genitori e le persone anziane della famiglia sono molto rispettate. Nelle zone rurali del Kosovo le persone vivono con la famiglia allargata, ovvero una famiglia il cui capo è l’uomo più anziano e in cui vivono insieme fino a 40 persone. Spesso queste grandi famiglie vivono in grandi case oppure in piccole case vicine l’una all’altra e tutti insieme svolgono i lavori domestici, come cucinare e pulire.
La rete di contatti che ruota attorno alla famiglia è molto importante e spesso gli affari si svolgono proprio attraverso queste relazioni. Economicamente le famiglie allargate sono un’unica unità e tutti i beni sono in comune. A causa della guerra civile le cose sono cambiate e oggi questa tradizione non è più comune come una volta.
Le festività in Kosovo provengono dai riti pagani e sono poi state integrate nelle religioni cristiana e musulmana. Per esempio, sia i cristiani ortodossi sia i musulmani celebrano il solstizio d’inverno bruciando un grande ceppo nel camino.
Originariamente si prendeva la base dell’albero più grande che si tagliava in inverno e la si faceva bruciare per 12 giorni. Questo rito prende il nome di Yule per la comunità cristiana e Buzm per quella musulmana.
Tra le altre festività ha grande importanza la celebrazione di Shëngjergji (San Giorgio) durante la quale nelle zone rurali del paese si accendono delle focarine e si benedicono le case, i campi e i bambini. Questa festività viene anche celebrata dai membri della comunità musulmana che nelle zone rurali raccolgono delle piante con cui decorano la casa e acqua dal fiume più vicino con cui si bagnano.
La comunità kosovara è molto ospitale; è comune che venga offerto da bere e da mangiare agli ospiti e dato loro un piccolo regalo quando vanno via.
i Movimenti del corpo
(cinesica)
il contatto visivo
In Kosovo, durante le conversazioni, lo sguardo diretto verso il proprio interlocutore è segno di rispetto, soprattutto con le persone più anziane come genitori e insegnanti.
Lo sguardo diretto mostra anche attenzione riguardo quello che la persona sta dicendo e per questo motivo, evitare il contatto visivo può essere interpretato negativamente come un segno di maleducazione.
i saluti
Solitamente si stringe la mano, sia per salutare le persone che si incontrano per la prima volta, sia per salutare chi già si conosce.
Per manifestare rispetto o per mostrare di essere felici di aver visto qualcuno si appoggia la mano sinistra sul cuore e ci si inchina leggermente in avanti mentre si continua a stringere la mano.
Quando il rapporto tra parlanti è intimo, per esempio tra amici stretti e familiari, è comune darsi dei baci sulle guance come forma di saluto.
È anche comune, nei saluti, chiedere come sta la persona che si sta incontrando ma anche come sta la sua famiglia. Solitamente quando si riceve un invito e si va a casa di qualcuno ci si toglie le scarpe all’ingresso.
I gesti emblematici
Come ogni cultura, anche quella del Kosovo ha dei gesti emblematici, ovvero dei gesti che sono specifici di quella cultura e possono essere causa di fraintendimenti e incomprensioni da parte di chi non ne conosce il significato.
In alcune zone, specialmente in quelle rurali, le persone si toccano il naso quando parlano in modo positivo di una persona.
Questo gesto serve a tenere lontana la sfortuna.
Appoggiare la mano destra al petto e muovere leggermente la testa viene usato come segno di apprezzamento.
Mostrare entrambe le mani tenendo le dita aperte e i palmi rivolti in su indica che si vuole mettere fine ad una conversazione.
Aspetto esteriore
Nella vita di tutti i giorni le persone usano un abbigliamento occidentale. Le donne musulmane, che nella maggior parte dei paesi islamici portano il velo, in Kosovo non lo indossano.
Nel 2009 è entrata in vigore una legge per cui le donne e le ragazze musulmane non possono in ogni caso portare il velo nelle scuole.
I vestiti tradizionali vengono indossati per i matrimoni e le feste folkloristiche. Esistono circa 200 varianti di abbigliamento tradizionale che cambiano a seconda della regione.
Abbigliamento femminile
Una parte fondamentale dell’abbigliamento tradizionale femminile è costituita da una sciarpa rossa che viene portata sulla testa detta Pashnik.
Il vestito tradizionale per le donne è la Xhubleta, una gonna bianca su cui viene messo un grembiule colorato, solitamente rosso.
Abbigliamento maschile
Gli uomini anziani solitamente indossano un cappello bianco detto plis.
Nelle occasioni speciali gli uomini indossano la fustanella, una gonna bianca e larga che arriva fino al ginocchio. Oppure un completo bianco di lana detto tirqe con delle lunghe strisce nere sui pantaloni e un gilet rosso.
Tra i Gorani, minoranza etnica del Kosovo, vengono svolti ancora oggi i matrimoni secondo l’usanza tradizionale.
Durante le celebrazioni, che possono durare fino a cinque giorni, le spose indossano abiti tradizionali e anche il loro trucco ha un’origine molto antica.
I volti delle spose vengono truccati con una base bianca e vengono decorati con gocce di trucco bianche, che simboleggiano serietà; gocce rosse, che indicano fertilità; e gocce blu, che servono a tenere la sposa lontano dal malocchio.
Nelle celebrazioni la sposa raggiunge la casa del futuro marito in sella ad un cavallo bianco.